Sono nati tra gli ultimi, i dimenticati – i prediletti da papa Francesco- della casa di reclusione di Milano Opera, carcere di massima sicurezza, i due francobolli ai quali il Vaticano ha deciso di affidare il compito di far giungere in ogni dove gli auguri di un Natale di pace e di fraternità. Opera di Marcello D’agata, settant’anni, chiamato a scontare l’ergastolo ostativo, fine pena mai, quindi. “Affidare la realizzazione dei francobolli di Natale a Marcello D’Agata – assicura Mauro Olivieri, direttore dell’Ufficio filatelico del Governatorato della Città del Vaticano - è stato un segno di speranza, fiducia e fede nel prossimo e nella sua possibilità di comprendere il male fatto e di recuperare. Sono proprio gli ultimi degli ultimi quelli che, secondo l’insegnamento di Gesù, meritano maggiormente la nostra attenzione.” Ed è nella minuscola cella di 4,5 x 3 metri, al piano terra della sezione Alta sicurezza trasformata, per decisione del direttore Giacinto Siciliano e confermata dall’attuale responsabile Silvio Di Gregorio, in “atelier” d’arte, che le immagini proposte attraverso i due francobolli, con valori rispettivamente da 1.10 (lettere e cartoline a destinazione interna) e 1.15 euro (per plichi diretti in Europa e nel Bacino del Mediterraneo), hanno preso forma. Non solo. E’ nella Casa di reclusione di Opera – e non poteva che essere così - che verranno tenuti a battesimo, venerdì 9 novembre. Officiante d’eccezione, l’arcivescovo Mario Delpini. Oltre che nel tradizionale foglio da 10 esemplari, due francobolli sono distribuiti anche attraverso libretto venduto a 4.50 euro, in quanto contiene, posti alternativamente due esemplari di ciascun dentello. In copertina, e anche nell’annullo Giorno di emissione del 6 novembre, due candele prese dal dipinto con la Madonna e il Bambino. “Una accesa, l’altra spenta. Rosso è il colore, perché indice di festività. Gesù Luce – sottolinea Marcello D’Agata -, illumina i cuori di crede in Lui. La candela spenta, segnala invece il buio di chi vive nel peccato. I colori tutt’intorno vivacizzano e si intonano alle singole figure. A suggerirmi questa rappresentazione è stato il cuore”.
“Confesso – ammette Marcello D’Agata – che da bambino, appena un foglio bianco mi si presentava davanti, non mancavo mai di disegnarci sopra. Naturalmente erano solo degli scarabocchi, ma il farlo mi piaceva molto, perché in quei fogli davo forma e colore alle mie emozioni, e più di tutto ai miei sogni. Poi, il destino – che forse avrei potuto evitare se avessi avuto più forza interiore e più istruzione per capire che le scelte sbagliate non pagano, ma si pagano. Ho quindi da allora smesso di scarabocchiare, di dare colore ai miei sogni e al mio futuro. Poi qualcosa è scattato in me ed è stato quando in occasione del Giubileo della Misericordia, papa Francesco concesse la facoltà, per la prima volta ai detenuti di attraversare la Porta Santa e ottenere l’indulgenza plenaria. E con essa la certezza del perdono. D’improvviso è scattato in me il bisogno di ricambiare il dono ricevuto con qualcosa che potesse essere gradito dal Santo Padre e, al tempo stesso, racchiudesse il suo messaggio pastorale.
Incoraggiato e sostenuto dalla professoressa di pittura, e da una suora, ho ripreso in mano pennelli e tavolozza iniziando a dipingere Gesù Crocifisso e Papa Francesco che aspetta la traversata della Porta Santa da parte di alcuni detenuti. Una volta ultimati i due dipinti, grazie all’aiuto di persone straordinarie, sono arrivati in dono al Santo Padre. Perché questo dono al Papa? L’ho scritto nella lettera che le mie figlie hanno consegnato a Francesco: ‘…Santità il passaggio della Porta Santa, vissuto nella più totale solitudine, è stato un momento emozionantissimo, difficile da descrivere. Esso mi ha ridato quella vita e quella gioia persa quando, convinto dal dire di un falso maestro, ho lasciato che il male si impadronisse di me….’.
Da allora l’arte è diventata una sorta di dialogo con la mia parte più profonda che mi ha liberato da me stesso, perché mi permette di uscir fuori quello che ho dentro, imprigionato”.
All’arte affido “bellezza, amore e perdono. Prendo in prestito quanto spiegato in più occasioni da papa Francesco. Le ferite del cuore sono più profonde e difficili da sanare di quelle del corpo. Ma non si può vivere nel rancore. Solo la bellezza, l’amore e il perdono ci aiutano a camminare in pace nella vita”.
Dopo le tele dalle grandi dimensioni donate a papa Francesco, i dipinti per i due francobolli vaticani. Realizzati in dimensioni più contenute, ma ancora una volta valorizzando i messaggi rappresentati. A cominciare dalla “Annunciazione” con l’Arcangelo San Gabriele raffigurato in alto a destra, “inviato dall’Eterno Padre. Di poco
sotto, la figura della Vergine pensosa e meravigliata, si concede all’enormità dell’Annuncio: ‘Avvenga di me quello che hai detto’. Nella rappresentazione c’è anche il giglio, simbolo della verginità di Maria e, ancora in alto a sinistra, la colomba, segno dello Spirito Santo che porta la pace di Dio all’umanità, operando in Maria il dono della maternità”.
Nella Natività, tema dell’altro francobollo, “Dio si fa bambino per salvarci. In un gesto di materna dolcezza, Maria stringe al petto Gesù bambino. La sua guancia preme sul capo del bambino, come a voler trasmettere calore e un amore infinito. Entrambi, Madre e Figlio, hanno gli occhi chiusi, come se si fossero appena assopiti. In alto, una cometa illumina e segnala col la sua scia luminosa la nascita di Gesù Bambino; che:’per noi uomini discese dal cielo’. Cielo su cui si adagia e scalda Gesù Bambino”.
Il Natale è anche il filo conduttore della mostra, allestita nella seconda Galleria della Casa di reclusione di Milano Opera, con la collaborazione del Centro italiano filatelia resistenza, al centro della quale figura la collezione realizzata dal Gruppo filatelia della Casa di reclusione (Vito Baglio, Gaetano Puzzangaro, Diego Rosmini, Sigismondo Striscuglio, Antonio Pulli, Salvatore Calafano, Pasquale Sassolino, Domenico Ferraioli, Corrado Favara, Albanese Antonio, Giovanni Alfano, Ciro Nigro, Giuseppe Saraceno E Alfonso Agnello) valorizzando i francobolli che a partire dal 1959, con qualche interruzione, il Vaticano ha emesso in occasione del Natale. Non meno interessanti alcuni mosaici filatelici – ingrandimenti di francobolli a tema natalizio- realizzati in grandi dimensioni con pazienza certosina e grande abilità compositiva dallo stesso Gruppo (in particolare da Antonio Pulli e Sigismondo Strisuglio).
Due gli annulli postali destinati a registrare nell’anagrafe filatelica della Città del Vaticano i due Buon Natale a firma di Marcello D’Agata. Il primo mostra le due candele del dipinto di D’Agata con la cometa su un fondo stellato, l’altro, in uso il 9 novembre nella Casa di reclusione di Opera, propone invece l’immagine di San Giuseppe Cafasso che conforta un carcerato. Nativo, come San Giovanni Bosco di Castelnuovo d’Asti (ora Castelnuovo Don Bosco), condivise le ore estreme con i condannati a morte e operò tra i carcerati. I quali, come ricordò Benedetto XVI, “nella Torino ottocentesca vivevano in luoghi disumani e disumanizzanti. Anche in questo delicato servizio, svolto per più di vent’anni, egli fu sempre il buon pastore, comprensivo e compassionevole: qualità percepita dai detenuti, che finivano per essere conquistati da quell’amore sincero, la cui origine era Dio stesso”. Per decisione di Pio XII, dal 9 aprile 1948 è patrono delle carceri italiane. E, di conseguenza, dei detenuti.
Nell’occasione l’Ufficio filatelico della Città del Vaticano ha deciso di realizzare il quarto “folder d’autore”, ciascuno dei quali firmato da Marcello D’Agata. Illustrato con i dipinti preparatori e quelli definitivi dell’emissione natalizia è completato con i due francobolli bollati con l’annullo postale di Opera.
Dida
- Marcello D’Agata dà le ultime pennellate all’Annunciazione poi trasformata in francobollo del Vaticano.
- L’annullo delle Poste Vaticane in uso il 9 novembre nella Casa di reclusione di Milano Opera.
- I francobolli Natale del Vaticano
- Il libretto con la coppia dei due francobolli
Notizia fornita per gentile concessione del dr. Danilo Bogoni