Tre carceri milanesi riunite in un’unica mostra filatelico – artistica, aperta fino a metà luglio allo Spazio filatelica delle Poste centrali (via Cordusio 4). “Uno spazio sì di Poste Italiane, ma al tempo stesso uno spazio della città dove si susseguono incontri”, ha sottolineato Giovanni Accusani, responsabile del Nord Ovest dell’Azienda guidata da Matteo Del Fante. Frutto del Progetto filatelia nelle carceri, condiviso dai ministeri della Giustizia e dello Sviluppo economico, da Poste italiane e da alcune organizzazioni di settore, la rassegna propone alcuni elaborati realizzati all’interno delle singole carceri. Disegni su temi vari, compreso quello del bresciano Dario Trainini, riprodotto su una delle quattro cartoline per la Festa della Mamma edite da Poste Italiane, realizzati dal laboratorio Artemisia, diretto da Nadia Nespoli, attivo all’interno della Casa di reclusione di Bollate, dove nel 2007 ha preso le mosse il progetto pilota che ha portato alla firma, il 13 febbraio 2013, del protocollo per la promozione e lo sviluppo formativo denominato, appunto, “Filatelia nelle carceri”. Il “carcere – ricorda Matteo Nicolò Boe, da tempo tornato libero nella sua Sardegna, autore di un disegno con le sbarre spezzate da una farfalla, proposto attraverso la cartolina ricordo e l’annullo postale – è come una ragnatela che inaridisce l’anima. La farfalla, metafora dell’impegno in attività culturali, come la filatelia, capace di spezzare le sbarre, librandosi gaia e danzante nel cielo”.
La casa circondariale di San Vittore è presente alla rassegna con la collezione, come le restanti esposte in vetrinette messe a disposizione dal Centro italiano di filatelia resistenza e storia contemporanea, che Franco Uggetti, anch’esso tornato libero dopo aver scontato la pena, realizzò durante la detenzione. Un viaggio attraverso la Lombardia. Luoghi, monumenti e personaggi della regione via via ricordati con francobolli e completati con coloratissimi disegni.
Più corpose, e per certi versi impegnative, le proposte del “Gruppo filatelia” dell’alta sicurezza di Milano Opera, articolate in due collezioni, entrambe presentate (per ragioni di spazio) in selezione. La raccolta “Vangelo filatelico”, per la cui realizzazione Matteo Nicolò Boe, Vito Baglio, Antonio Albanese, Nicola Mocerino, Diego Rosmini e Luigi Di Martino, hanno attinto dai francobolli messi a disposizione da papa Francesco. Tenuta a battesimo, nella casa di reclusione di Milano Opera, dal cardinale Angelo Scola, l’elaborato è proposto per la prima volta al di fuori delle mura del carcere. Una primizia è invece rappresentata dalla collezione “Anniversari in uniforme”, firmata da Matteo Nicolò Boe, Vito Baglio e Diego Rosmini, che tratta dei corpi militari in generale e del duecentesimo anniversario, in particolare, della Polizia penitenziaria. Un azzardo. Per certi aspetti una “contraddizione in termini – come ammettono i tre autori - delegare a dei detenuti un racconto filatelico sui vari corpi militari, repressivi e, in particolare celebrativo del 200° anniversario dell’istituzione dell’istituzione della Polizia penitenziaria”. Tuttavia, “la capacità di astrarsi da passioni, da pregiudizi stratificati e da un contingente tutt’ora conflittuale” ha finito col “favorire la realizzazione della collezione”.
“Rimettere l’attenzione su Istituti di pena così da rendere più facile il reinserimento” dei reclusi una volta tornati liberi è per Poste Italiane – ha ribadito Giovanni Accusani – “motivo di orgoglio”. “Per chi ama la filatelia – ha a sua volta sottolineato Fabio Gregori, responsabile di Filatelia di Poste Italiane- questa mostra rappresenta un momento di emozione, perché attraverso di essa si riesce a comprendere come il francobollo e il mondo che ruota intorno al francobollo sia in grado di far crescere attenzione, di fra crescere interesse, di far crescere passione, di far crescere conoscenza. Perché il francobollo è un narratore dell’Italia, il francobollo è una voce fuori campo, un grillo parlante che è in grado di portare alla nostra attenzione le tante curiosità italiane, le tante eccellenze, le bellezze, le meraviglie, i grandi personaggi, i grandi italiani.
Coloro che, da dietro le sbarre del carcere si sono avvicinati ai francobollo hanno prima scoperto e poi valorizzato la conoscenza della storia che proviene da ogni singolo esemplare, attraverso il quale sono riusciti a raccontare le loro sensazioni, a raccontare le curiosità che hanno scoperto con un francobollo. Bene – la conclusione di Fabio Gregori – secondo me la strada per riportare sotto i riflettori il francobollo è proprio questa: utilizzarlo come strumento di conoscenza”.
“Questa mostra – non ha avuto difficoltà ad ammettere Catia Bianchi, la funzionaria giuridico-pedagogica nella Casa di reclusione di Bollate che nel 2007 ha fatto da “levatrice” al Progetto filatelia nelle carceri – è una risposta concreta alla domanda che molti si pongono e che suscita molta polemica è la dimostrazione plastica di quello che è e deve essere la certezza della pena. Cioè la certezza che quando uno entra in carcere e fa qualcosa di utile per se e per gli altri e produce risultati è perché dietro c’è qualcosa che funziona. Perché i risultati sono sempre fonte di processi che funzionano”.
Dopo l’inaugurazione della mostra, Fabio Gregori ha incontrato, nella Casa di reclusione di Milano – Opera il direttore, Silvio di Gregorio e il “Gruppo filatelia” dell’Alta sicurezza.
Didascalie
1220 Milano. Tante mani per un sol timbro: quello di Matteo Boe che ricorda la Mostra.
Boe. La farfalla che spezza le sbarre, disegnata da Matteo Nicolò Boe ed utilizzata sia per la cartolina che per l’annullo.
Notizia fornita per gentile concessione del dr. Danilo Bogoni