Ecco qual è il segreto del successo del classico di Lewis Carroll uscito nel 1865

Auguri “Alice nel paese delle meraviglie”: 150 anni e non sentirli


“Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carroll, uscito nel 1865, compie 150 anni di fortunatissima carriera. Dal momento della pubblicazione, il libro non ha mai smesso di essere uno dei più amati dai bambini e dagli adulti di tutto il mondo, tra ristampe, musical e trasposizioni cinematografiche (l’ultima in ordine di tempo è quella diretta da Tim Burton).

Per trovare l’origine del romanzo bisogna risalire al 1862, quando una bambina di nome Alice, figlia di George Liddell decano del Christ Church College, chiese al reverendo britannico Charles Lutwidge Dogson (Lewis Carroll è infatti uno pseudonimo) di raccontarle una storia. Da questa richiesta nacque il Paese delle Meraviglie e tutti i suoi bizzarri abitanti.

Per celebrare la ricorrenza, la Royal Mail ha rilasciato un’edizione speciale di dieci francobolli dedicati al libro, illustrati da Grahame Baker-Smith, un noto artista inglese che ha curato anche una recente edizione di Pinocchio. Alice, il Bianconiglio, il Cappellaio Matto, il Gatto del Cheshire (Stregatto, per i lettori italiani), la Regina di Cuori hanno ciascuno un’immagine dedicata.

In Italia, invece, Rizzoli ha dato alle stampe per la collana BUR Deluxe una nuova edizione del romanzo, con le annotazioni a margine dello studioso Martin Gardner.

Ma qual è il segreto di “Alice nel Paese delle Meraviglie”? Perché è piaciuto – e continua a piacere – ai bambini, dal XIX secolo fino ad oggi? Com’è riuscito, un reverendo scapolo e senza figli, a scrivere un classico della letteratura per ragazzi?

Per rispondere a questa domanda, ho cercato di riflettere su che cosa Alice abbia di diverso rispetto agli altri libri per ragazzi composti nello stesso periodo, come “Robinson Crusoe”, “I viaggi di Gulliver”, “Il viaggio del pellegrino”, “David Copperfield”.

La storia di Lewis Carroll può essere definita il primo vero romanzo per ragazzi perché la protagonista appartiene alla stessa categoria dei lettori: è una bambina che parla e riflette con il linguaggio dei bambini. Al centro del romanzo non c’è un percorso di formazione classico, che porta la protagonista a maturare e a diventare grande, ma un viaggio all’interno di un mondo fantastico in cui tutti sembrano matti da legare e dove tutti agiscono in maniera insensata, come molto spesso, agli occhi dei bambini, fanno gli adulti.

Certo, nel libro anche gli elementi fantastici giocano un ruolo importante: conigli sempre in ritardo, bruchi accaniti fumatori, cibi e bevande magici che fanno diventare giganti o minuscoli a seconda dei casi. E ancora carte da gioco che rivestono il ruolo dei soldati, e una regina cattiva che fa saltare un sacco di teste.

La straordinarietà di “Alice nel paese delle meraviglie”, però, per me deriva dal fatto che la protagonista non è la solita eroina: non è una guerriera o una qualche divinità misteriosa, non ha poteri magici. Alice è una bambina come tante, ordinaria, che deve affrontare la stranezza del mondo.

Infatti, nel Paese delle meraviglie, non ci si può fidare di niente e di nessuno: i bizzarri personaggi si esprimono con giochi di parole, il corpo di Alice cresce e rimpicciolisce, causandole non pochi problemi, le rose sono bianche ma vengono dipinte di rosso, animali e persino fiori parlano, e quasi tutti sono permalosi, scortesi, presuntuosi e arrabbiati. Alice non perde mai le sue maniere educate, la sua completa sincerità (tipica dei bambini) e la sua sanità mentale, sebbene ripeta di continuo: “Il modo in cui tutti litigano tra loro… Sarebbe abbastanza per farmi impazzire!”.

Questo è l’eroismo di Alice, il motivo per cui viene riconosciuta come uno spirito affine da tutti i bambini da 150 anni a questa parte. Perché lei è una persona sana di mente in un mondo di folli, esattamente come si sente ogni ragazzino a confronto con la vita degli adulti.

Cosa ci dite, amici lettori? Che rapporto avete con questo classico della narrativa? Lo avete letto, oppure la vostra conoscenza si basa sulla trasposizione disneyana o magari su quelle che si sono susseguite nel corso del tempo? Siamo curiosi di sapere quale aspetto della trama vi ha affascinato di più, quale personaggio è per voi indimenticabile e via dicendo.

Articolo di Sara Cappellini




Notizie tratte dal portale web http://paroleacolori.com